New York City

Due anni fa

E’ tarda notte e la luce della camera è spenta, ma Samantha Dunbar non riesce a dormire. La macchina che la tiene in vita non smette di sottolineare ogni respiro, e ad ogni battito del cuore corrisponde un debole beep.

Il suo corpo è avvolto dalle bende. Nei rari momenti in cui è sveglia ed in cui gli antidolorifici la lasciano ragionare, il dolore non le lascia pace. Ustioni di terzo grado sul 75% del corpo, fratture multiple ed innumerevoli lesioni interne.

-Un mese fa, i tuoi medici ti hanno dato pochi giorni di vita. Ma tu ti rifiuti di morire.

Samantha non riconosce quella voce, e al buio non vede nessuno. Vorrebbe parlare, ma il tubo in gola che le permette di respirare non le lascia scelta.

“Chi ha parlato? Che voce strana. E’ un dottore, forse?” – pensa.

Poi la luce si accende. Quando gli occhi si abituano alla luce, i beep della macchina accelerano rapidamente. C’è un uomo in armatura che sta leggendo la sua cartella clinica.

-Il Dottor Destino ha una seconda opinione – risponde l’uomo.

Una mano avvolta dal metallo si poggia sul volto di Samantha, che vorrebbe gridare ma si ritrova nuovamente tra le braccia di Morfeo.

 

#1 – Il mondo non è abbastanza

di Fabio Furlanetto

 

Doomstadt, Latveria

La mattina seguente

Quando Samantha riapre gli occhi, il dolore è scomparso. Era ormai abituata a sentirlo ad ogni respiro. Ora si accorge di non avere più il tubo nella gola.

-Cosa...dove... – riesce a dire, più un rantolo soffocato che una vera voce.

Un’infermiera urla qualcosa in una lingua sconosciuta, poi si affretta a raggiungerla. Con la massima fretta e meticolosità verifica tutti i segni vitali di Samantha, che sta ancora cercando di capire cosa sia successo.

Quella in cui si trova non è certo una stanza di ospedale: a giudicare dal letto con le coperte di seta ed il lampadario di cristallo, sembra più un albergo a sei stelle.

Nonostante le lamentele incomprensibili dell’infermiera, Samantha si siede sul letto. Il suo corpo è ancora ricoperto di bende, ma al posto del camice indossa quello che sembra un abito da sera.

-Tu...ferma qui – le dice l’infermiera con un pesante accento, affrettandosi a raggiungere la porta.

Samantha è invece concentrata dalla finestra, da cui è possibile vedere una montagna innevata.

La porta della stanza si apre, e l’infermiera si inchina al passaggio del Dottor Destino. L’uomo in armatura si avvicina al letto, incrociando lo sguardo di Samantha.

-Che cosa vuoi da me? – riesce a chiedere Samantha.

-Destino salda sempre i suoi debiti – risponde l’uomo, voltandosi per uscire dalla stanza.

Samantha si rialza in piedi; le gambe sono stanche dopo un mese di inattività, ma non vuole cedere e crollare a terra. Destino si incammina e lei lo segue, cercando di tenere il passo.

-Io non ti conosco neppure – dice lei.

-Certamente i mezzi di informazione degli Stati Uniti non possono essere così manchevoli.

-Lo so chi sei. Il Dottor Destino, nemico dei Fantastici Quattro e dittatore. Come hai fatto a curarmi? Perché mi hai portata qui?

-La prima domanda è semplice: l’inibitore sinaptico che circola nelle tue vene ha soppresso il dolore ed i naniti hanno ricostruito le tue ossa e gli organi interni. Quanto alla seconda domanda...parlami dell’attacco dei marziani.

Samantha si ferma. Dopo pochi passi, lo fa anche il Dottor Destino.

-Che cosa vuoi sapere? Di come hanno ucciso mio marito e i miei genitori davanti ai miei stessi occhi? Di come mi hanno ridotta in fin di vita, a marcire sotto le macerie? Di come ho passato l’ultimo mese ad aspettare di morire in un letto di ospedale?

-I marziani hanno attaccato la Terra e quelli che tu chiameresti eroi mi hanno aiutato a salvarla. [1]

-Non mi interessa; che cosa ha a che fare con me?

-Tu hai combattuto, Samantha Dunbar. Hai ucciso tre marziani con le tue stesse mani prima che potessero sopraffarti. Ti sei trovata di fronte un ostacolo insormontabile e non ti sei arresa. Quando il tuo corpo è stato devastato, hai sfidato la morte a combattere. Tu ed io siamo spiriti affini, Samantha Dunbar: ridiamo in faccia all’impossibile e nulla può infrangere la nostra volontà.

-Continui a non rispondermi. Che cosa vuoi da me?

-Voglio farti scegliere il tuo destino.

L’uomo in armatura procede fino alla porta successiva, che conduce ad un laboratorio.

 

Samantha dovrebbe essere impressionata dalla tecnologia, ma è un’altra cosa ad attirare la sua attenzione. La capsula all’interno della quale fluttua una donna che ha il suo stesso volto.

Si avvicina al vetro e lo tocca con mano. La donna dall’altra parte è priva di sensi. Indossa un costume di pelle nera e verde, e la sua immagine appare e scompare ogni pochi secondi, come una trasmissione disturbata.

-Anche il suo nome è Samantha Dunbar. Abitava in una Terra parallela alla nostra creata inconsciamente dal figlio del mio acerrimo nemico...ed in questa realtà dimenticata dagli eroi, mi ha salvato la vita [2]

-Io...io non credo di capire...che cos’ha?

-La Terra di Franklin è composta della materia dei sogni. Quando ha cercato di trasferirsi stabilmente nella nostra realtà, la sua essenza ha iniziato a decomporsi. Solo le mie macchine le permettono di continuare ad esistere.

-Ed hai intenzione di fare lo stesso con me?

-No. Voglio che tu sia la mia nuova Lancer.

Samantha fa un passo indietro, sbattendo contro l’armatura di Destino.

-Cosa? No! Non voglio essere la tua schiava!

-La mente di Lancer è completamente svanita. Le mie macchine fonderanno le vostre essenze: il suo corpo e la tua mente.

-E in cambio che cosa vuoi da me?

-Ti offro la vita, Samantha Dunbar, per rispettare il debito d’onore che ho con Lancer. Se desideri ritornare negli Stati Uniti, dopo la fusione annullerò i tuoi poteri e potrai condurre una vita normale. Non hai che da chiederlo, e darò la mia parola solenne di non interferire più con la tua vita.

Samantha osserva il proprio doppio. Atletico, forte, in perfetta salute. Tutto ciò che potrebbe sperare di riavere.

-La mia famiglia è morta. Non c’è più niente in America per me. Che alternativa ho?

-Unisciti a me. Sii il mio araldo, la mia guardia scelta, il mio lanciere. Forgia il tuo destino con la fiamma che arde nella tua anima.

-A che ti servo io? Non hai un esercito di robot? O vuoi trasformare anche me in un automa?

-Uno spirito come il tuo si forgia, non si costruisce. Seguimi, e ti giuro che la tua volontà sarà libera dal mio controllo diretto.

E’ una scelta che un mese fa sarebbe sembrata semplice a Samantha: sarebbe scappata nella routine quotidiana e si sarebbe lasciata alle spalle quest’uomo di cui non è certa di potersi fidare.

Ma oggi...oggi può esistere una vita normale all’ombra di ciò che ha perso?

-E va bene. Fai quel che devi fare, Destino. Sono al tuo servizio.

 

Il dolore è inimmaginabile. Ciò che ha passato nell’ultimo mese è nulla al confronto. Sente bruciare il suo sangue, le sue ossa, la sua anima.

Tutta la vita le scorre davanti agli occhi, e si sente morire. In una sfera di calore più calda del Sole, scienza e magia ricreano dalle sue ceneri qualcosa di nuovo. Il potere scorre nelle sue vene, fluendo sulla sua pelle che ricresce tra le fiamme.

Il Dottor Destino osserva il processo a braccia incrociate. Se fosse possibile, si direbbe quasi fiero che il soggetto sia sopravvissuto.

Samantha Dunbar non c’è più. Ora lei è Lancer: la sua vita è di nuovo tra le sue mani.

 

Edo, Giappone

300 anni fa

Il giardino di sabbia è indisturbato. Lancer siede al suo centro nella posizione del loto, cercando di meditare. Si sente a malapena il vento.

*Perimetro di sicurezza violato. Tempi di reazione 10x*

Lancer non ha sentito la voce elettronica nella propria testa, ma ne ha compreso comunque il significato. Si sposta di lato giusto in tempo perché la katana la manchi completamente. Il ninja alle sue spalle deve aver pensato di poterla cogliere di sorpresa attaccandola alle spalle.

*Identificato punto debole. Forza letale*

Un colpo ben piazzato al collo ed il ninja si accascia a terra, privo di vita. Lancer si rialza in piedi. C’è una folata di vento.

“Intercettare bersagli. Lame di energia. Forza letale” comanda, ad un livello più istintivo che mentale.

Gli shuriken sono già in aria quando dalle dita di Lancer fuoriescono dieci lame di plasma incandescente, più calde del magma fuso. Le lancia con precisione assoluta, incenerendo non solo le armi ma raggiungendo i ninja, che si ritrovano con dei buchi al posto del cuore.

-Andiamo, tutto qui? Almeno in allenamento potreste farmi sudare un po’!

La lamentela di Lancer deve giungere al momento giusto, perché qualcosa si solleva dal giardino di sabbia. Qualcosa di abbastanza grande da farla cadere a terra e perdere per un attimo il controllo della situazione.

Il robot che si alza su di lei è alto quasi tre metri, e le sta puntando addosso i due cannoni di particelle che ha al posto delle braccia.

*Trasporto. Tre metri*

Lancer scompare in un lampo di luce, non rilevato dal robot perché le sue armi stanno già facendo fuoco. Si accorge di lei solo quando ricompare aggrappata alla sua schiena.

*Lame di energia. Due milioni di gradi*

Il plasma incandescente passa attraverso il metallo come burro fuso, tagliando a metà l’unità di controllo. Il robot crolla a terra, sollevando tutta la sabbia del giardino.

Lancer si risistema i capelli, troppo corti per essere seriamente scompigliati ma ormai pieni di polvere e sabbia.

-Così è barare. Pensavo ci limitassimo ai ninja questa settimana.

Una piattaforma luminosa appare di fronte al giardino. Normalmente questo significherebbe che è il momento della prossima sessione di allenamento, o di un’altra operazione per innestare ulteriori miglioramenti alla sua fisiologia.

Invece dalla piattaforma scende un uomo che è incongruo all’atmosfera quasi quanto il robot. Un vecchio con giacca pesante ed immancabili cappello e sciarpa, che non sembra minimamente curarsi della stranezza della situazione.

-Boris? Cosa ci fai tu qui?

-Miss. Il maestro richiede i suoi servigi.

-Era ora – conclude Lancer, avvicinandosi alla piattaforma.

I due viaggiatori del tempo scompaiono nel futuro, giusto in tempo perché il nucleo energetico del robot esploda cancellando ogni prova dell’esistenza di questa base di addestramento.

 

Doomstadt, Latveria

Oggi

Boris apre la porta da buon gentiluomo, per poi dileguarsi dopo un rapido inchino. Lancer procede, osservando con attenzione la stanza.

Non l’aveva mai vista prima...le dimensioni del castello la sorprendono sempre. Destino è di fronte al caminetto e la sua ombra si staglia sulle mura di pietra; ha in mano una coppa di vino, che agita lentamente prima di degustarlo.

“Quanto vorrei che la piantasse con queste sceneggiate” – pensa la donna.

-Lancer. Il tuo addestramento termina oggi. Il mio genio ha portato le tue capacità ben oltre quelle dei deludenti eroi americani; ora è arrivato il momento di...

Destino finalmente si volta. Non dice niente ed il suo volto mascherato è impossibile da decifrare, ma il lungo respiro che prende è di disappunto.

Lancer capisce il segnale e si inchina. Solo allora Destino ricomincia.

-...il momento di servire la mia volontà.

-Che cosa vuoi che faccia?

Uno dei guanti di Destino proietta un ologramma, l’immagine di un uomo di mezz’età dai capelli bianchi che le è vagamente familiare.

-L’ho già visto da qualche parte, non è una specie di politico?

-Corretto. Sono passati due anni dal tuo ricovero, Lancer, ed ora è un Senatore degli Stati Uniti d’America. Voglio che tu lo uccida.

-Cosa!? Perché?

-Durante l’invasione marziana, i miei satelliti recuperarono una pletora di informazioni riguardanti la tecnologia aliena. Una delle mie spie in America si è impossessata di questi dati e li ha venduti al miglior offerente...il Senatore. Questo affronto non può restare impunito.

-Ma il danno non è già fatto? Hanno recuperato i dati e la spia...

-Non ho bisogno di aiuto per far rispettare la legge di Latveria, Lancer. La spia è stata debitamente punita, con l’unica punizione possibile a Latveria.

Lancer annuisce. Sa benissimo che cosa significa: praticamente qualunque cosa è punita con la pena di morte in questo paese.

-Per quanto riguarda i dati, la cifratura quantistica li rende indecifrabili dalla tecnologia americana. Forse Richards potrebbe, tra svariati anni...no, i dati sono indecifrabili. Tuttavia, il Senatore deve essere punito ed in questo momento una guerra con gli Stati Uniti non è nei miei interessi.

-Quindi vuoi che io uccida il Senatore, senza lasciar capire che l’ordine arriva da Latveria.

-Precisamente. Le modifiche al tuo corpo ti permettono di muoverti indisturbata.

-Non puoi avvelenare il suo cibo?

-La sua morte deve sembrare naturale per il resto del mondo, ma il Senatore deve sapere che ingannare Destino significa invocare la propria morte. Stai forse mettendo in discussione i miei ordini, Lancer?

Lancer si rialza in piedi, ed i suoi occhi incrociano lo sguardo di Destino.

-Non oggi. Signore.

Lancer si allontana, prima che Destino chiarisca un ultimo punto.

-Lancer. Non ho speso anni e miliardi su di te per nulla. Il mio debito d’onore con la prima Lancer è saldato, mentre tu devi ancora guadagnarti la mia fiducia. Se fallirai la missione, tornerai alla tua vecchia vita...manterrai la salute, ma non i poteri.

 

Martha's Vineyard, Massachusetts

Lancer scende dalla navicella; il suo sistema di occultamento dovrebbe renderla perfettamente invisibile.

La villa in cui soggiorna il Senatore durante le sue vacanze è ben sorvegliata, ma lei potrebbe sbarazzarsene con estrema facilità. In effetti, tutta la missione è fin troppo facile...sicuramente Destino aveva ben altri sistemi per portare a termine i suoi piani.

E’ una prova, l’ha detto chiaramente. Probabilmente vuole testare la sua lealtà...tecnicamente è ancora una cittadina americana, per quanto ormai per lei non significhi più nulla.

Ha già ucciso in allenamento...ma si trattava di difesa. Destino l’ha fatta combattere più che altro con robot e creature magiche; non ha senso sprecare troppe vite per creare un nuovo soldato, nemmeno per qualcuno di spietato come lui.

Può davvero farlo? Lei aveva un negozio di attrezzature sportive. Non ha mai pensato di uccidere finché non si è trovata il sangue caldo di suo marito sulla faccia. Sente ancora l’odore disgustoso dei marziani mentre squarcia a mani nude i loro corpi putridi.

*Attivare invisibilità. Dieci secondi*

Non è molto tempo, ma può bastarle. I suoi muscoli sono molto più efficienti di quelli di un essere umano normale, e per salire sul tetto sono sufficienti. L’invisibilità dura pochissimo...uno degli svantaggi di aver ricevuto così tanti miglioramenti: sono un appoggio temporaneo, non una scorciatoia.

*Attivare visione termica*

Studia attentamente i tracciati di calore lasciati dalle guardie, calcolando il momento più adatto per entrare di soppiatto da una finestra.

Deve concentrarsi su questo. Solo sulla missione. Se solo potesse dimenticare quell’odore disgustoso...

 

All’interno

*Attivare intangibilità*

Lancer passa attraverso la porta della camera da letto, avvicinandosi furtivamente. Il Senatore sta russando: poteva anche entrare sfondando la finestra e non se ne sarebbe probabilmente reso conto.

Qualcosa la ferma. C’è una donna nel letto assieme al Senatore. Dimostra ben pochi anni di meno.

*Database. Dati anagrafici bersaglio*

Di fronte agli occhi di Lancer appaiono in rapida successione numerose fotografie. La moglie del Senatore. I suoi due figli. I tre nipoti.

-Hmm...che cosa... – farfuglia il Senatore, aprendo gli occhi.

Lancer gli tappa la bocca e pensa intensamente:

“Trasporto. Tre metri”.

 

Dopo un bagliore di luce, il Senatore si ritrova sul pavimento del bagno. Lancer è sopra di lui, e sta puntando lame di energia alla sua gola.

-Fai un suono e sei morto. Capito? – bisbiglia.

Il Senatore annuisce. Dalla camera si sente il rumore di sua moglie che si alza dal letto.

-Dille che è tutto a posto e di tornare a dormire – sussurra Lancer.

-E’ tutto a posto, tesoro, torna a dormire. Ti amo – dice il Senatore, alzando la voce per farsi sentire, per poi aggiungere sussurrando:

-Chi ti manda?

-I dati sui marziani. A cosa ti servono?

-Cosa?

-Abbassa la voce se vuoi che tua moglie viva. Hai comprato dei dati sui marziani da una fonte latveriana. Che cosa vuoi?

-Ti prego, non farle del male, lei non c’entra niente.

-I dati – insiste Lancer, aumentando il calore delle lame e di conseguenza la loro luminosità.

-I latveriani sanno come riprodurre l’alimentazione delle navi marziane. Speravamo di poter duplicare la loro scoperta.

-Per costruire nuove armi?

-Non solo. Energia pulita a costo zero. La prima nazione a sfruttare quella tecnologia avrà il controllo dell’economia mondiale.

Qualcuno bussa alla porta del bagno.

-Tesoro, va tutto bene? Con chi stai parlando? – chiede la moglie.

Lancer spegne le lame di energia. Forse l’invasione non è stata per nulla...forse può uscire ancora qualcosa di buono dalla sua tragedia. Forse la moglie del Senatore non dovrà vivere la sua stessa agonia.

No, non è la stessa cosa, vero? Lei ha ancora una famiglia. Ha ancora una vita. Un destino. Se non fosse per il Dottor Destino, invece, Lancer sarebbe meno di niente ormai. Tra i due c’è un debito d’onore che va saldato.

-Ti prego. Latveria non farà niente con quei dati. Noi possiamo usarli per salvare il mondo – implora il Senatore.

-Il mondo non è abbastanza.

*Identificato punto debole. Forza letale*

 

Doomstadt, Latveria

Lancer è inginocchiata di fronte a Destino. Le fiamme nel camino ardono come non mai, e le loro ombre si agitano sulle mura.

-Il Senatore è morto. Infarto. Data la sua storia medica, verrà considerata come morte naturale.

-Molto bene, Lancer. Ti sei guadagnata un posto al mio fianco. Discuteremo le tue nuove mansioni domani.

Destino si volta di nuovo verso il camino, riflettendo su chissà cosa. Lancer apre bocca per fare una domanda...ma si ferma.

Cosa potrebbe chiedergli? Se ha veramente intenzione di fare qualcosa di utile con quei dati? Se è soddisfatto di aver comprato la sua anima?

-Questa udienza è terminata.

-Certo – risponde pacatamente Lancer, uscendo lentamente dalla stanza.

Il Dottor Destino non si volta a guardarla. I suoi pensieri sono immensamente più vasti ed oscuri, e soltanto uno è pertinente.

“Operato impressionante. Spero che la nuova Lancer mi resti fedele; sarebbe uno spreco ucciderla come ho dovuto fare con la prima”.

 

FINE

 

Note

Per essere uno dei cattivi, il Dottor Destino ha una certa esperienza con le serie personali: Super-Villains Team-Up e Destino 2099 solo per citare due delle migliori.

Ma nel corso degli anni Destino è diventato un personaggio con le mani in pasta in qualunque angolo dell’universo Marvel, per non parlare del fatto che attorno a lui ruota un’intera nazione.

Questa segue seguirà tutto quello che ruota attorno al Dottor Destino, in qualunque angolo dello spaziotempo Marvel IT. Aspettatevi qualunque cosa, proprio come dovreste sempre fare con il Dottor Destino.

 

 

 

[1] Un’interpretazione molto di parte degli eventi della Guerra dei Mondi, primo crossover Marvel IT

 

[2] Sta parlando del Franklinverso, ed è successo tutto durante il Ritorno degli Eroi